La felicità può essere definita come lo stato d'animo di chi non ha desideri da soddisfare.
Per il buddhismo l'assenza di desideri equivale alla cessazione della sofferenza.
Ogni essere senziente vuole essere felice, ma nel samsara c'è molta sofferenza. Noi possiamo veramente essere felici fino a quando ci sarà qualcuno che soffre? C'è un solo motivo per cui la nostra felicità sia più importante della sofferenza di qualsiasi altro essere?
La vera felicità è dunque la cessazione della sofferenza per tutti gli esseri.
Possiamo riassumere quindi due fondamenti dell'etica:
Prima nobile verità: la sofferenza esiste
La parola utilizzata per sofferenza è "dukha" (antica lingua pali), che non significa soltanto dolore, ma più ampiamente situazione insoddisfacente, incompleta. La prima nobile verità afferma semplicemente che dukha è inseparabile dall'esistenza degli esseri senzienti. Questa è una verità che tutti sperimentiamo e non abbiamo bisogno di dimostrazioni. La sofferenza non è dunque una punizione, ma è connaturata con la nostra esistenza nel samsara. In effetti è difficile immaginare anche una sola vita completamente priva di sofferenza. Esistono diverse enumerazioni dei tipi di sofferenza.
Una prima enumerazione comprende 8 tipi di sofferenza ed è stata insegnata direttamente dal Buddha:
Per il buddhismo l'assenza di desideri equivale alla cessazione della sofferenza.
Ogni essere senziente vuole essere felice, ma nel samsara c'è molta sofferenza. Noi possiamo veramente essere felici fino a quando ci sarà qualcuno che soffre? C'è un solo motivo per cui la nostra felicità sia più importante della sofferenza di qualsiasi altro essere?
La vera felicità è dunque la cessazione della sofferenza per tutti gli esseri.
Possiamo riassumere quindi due fondamenti dell'etica:
- ogni azione che genera vera felicità è giusta,
- la mia felicità è altrettanto importante di quella di qualsiasi essere senziente.
- la verità della sofferenza,
- la verità delle cause della sofferenza,
- la verità della cessazione della sofferenza,
- la verità del sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza.
Prima nobile verità: la sofferenza esiste
La parola utilizzata per sofferenza è "dukha" (antica lingua pali), che non significa soltanto dolore, ma più ampiamente situazione insoddisfacente, incompleta. La prima nobile verità afferma semplicemente che dukha è inseparabile dall'esistenza degli esseri senzienti. Questa è una verità che tutti sperimentiamo e non abbiamo bisogno di dimostrazioni. La sofferenza non è dunque una punizione, ma è connaturata con la nostra esistenza nel samsara. In effetti è difficile immaginare anche una sola vita completamente priva di sofferenza. Esistono diverse enumerazioni dei tipi di sofferenza.
Una prima enumerazione comprende 8 tipi di sofferenza ed è stata insegnata direttamente dal Buddha:
- la nascita è sofferenza,
- la vecchiaia è sofferenza,
- la malattia è sofferenza,
- la morte è sofferenza,
- l'unione con ciò che odiamo è sofferenza,
- la separazione da ciò che amiamo è sofferenza,
- non ottenere ciò che desideriamo è sofferenza,
- l'attaccamento ai fenomeni mutevoli del samsara è sofferenza.
- la sofferenza dell'incertezza,
- la sofferenza del non poter mai essere sazi,
- la sofferenza del dover ripetutamente morire,
- la sofferenza del dover ripetutamente rinascere,
- la sofferenza del fluttuare tra rinascite alte e basse,
- la sofferenza del non avere compagni.
- la sofferenza del cambiamento: tutto cambia ed anche le situazioni di piacere si trasformano in situazioni di sofferenza (ad esempio quando si è stanchi è piacevole sedersi, ma dopo un po' si vuole alzarsi, analogamente accade per il mangiare, per il bere, per il dormire e per tutte le esperienze piacevoli nel samsara). Al contrario le sofferenze, anche se prolungate non si trasformano mai in piaceri.
- la sofferenza della sofferenza: è quella che comunemente chiamiamo dolore o sofferenza.
- la sofferenza del condizionamento (o onnipervasiva): è la sofferenza più difficile da comprendere. E' chiamata così perchè pervade ogni istante della nostra esistenza nel samsara, che è subordinata alla legge del karma ed alle nostre afflizioni mentali, che determinano i risultati che otteniamo limitando la nostra autodeterminazione. generano continuamente le cause per nuove sofferenze. La sofferenza onnipervasiva nasce poichè la nostra
- Per questo motivo i fenomeni del samsara sono chiamati contaminati (dalle afflizioni mentali) e